I bisogni soddisfatti dalla AI

Giancarlo Ferrigno, Professore Ordinario di Bioingegneria presso L'Istituto Politecnico di Milano

Intelligenza artificiale (IA) e robotica stanno invadendo, da più di un sessantennio, vari aspetti della nostra vita sebbene i più non ne fossero consci sino agli ultimi sviluppi veicolati da una comunicazione a volte troppo ottimistica. L'IA nasce dalla collaborazione di alcune discipline, tra le quali le neuroscienze e la scienza dell'informazione, ponendo come caposaldo della data iniziale la Conferenza di Dartmouth nel 1956. I primi robot, termine coniato in un racconto degli anni '20 del secolo scorso per indicare degli automi di fantasia, entrano realmente in fabbrica negli anni 60 Nel 1961 alla General Motors vennero impiegati in fabbrica i primi PUMA ('Programmable Universal Machine for Assembly' della Unimation).

Da allora molto tempo è passato e di recente IA e robot, attraversando periodi di fulgore (primavere) e di delusione (inverni) che si sono ripresentati ripetutamente nei vari decenni nelle proprie comunità, hanno iniziato a convergere nel dare un corpo fisico a un'intelligenza e un'intelligenza a un corpo.

Nella primavera del 2008, ho fondato, al Politecnico di Milano, il laboratorio di Neuroingegneria e Robotica Medica (NearLab) con l'intento di avanzare la conoscenza e l'innovazione in due settori facilmente riconducibili ad IA (con contributi provenienti dalle conoscenze neurofisiologiche) e alla robotica nel settore biomedicale (riabilitazione, assistenza e chirurgia assistita da robot). La missione del laboratorio è quella di impattare sui bisogni della popolazione nel settore della salute in un periodo, qual il nostro è, di incrementata richiesta di qualità e quantità di cura nella concomitante carenza di finanziamenti e di personale a tutti i livelli di specializzazione.

La robotica e l'intelligenza artificiale sono risposte promettenti a questi bisogni, soprattutto se utilizzati in sinergia tra di loro. Da una parte il contributo viene dalla possibilità di effettuare interventi in modo minimamente invasivo a partire da metodi avanzati per la diagnosi e la pianificazione degli interventi. Dall'altra parte il contributo proviene dalla robotica riabilitativa e dall'assistenza personalizzata anche a domicilio mediante telemedicina e telepresenza. La natura del NearLab di laboratorio di ricerca e didattico rende possibile anche un ruolo importante di formazione a livello di master e dottorato a livello universitario.

L'augurio che ci possiamo fare per il futuro è che di questa rivoluzione, tecnologica e non solo, spesso associata a una nuova rivoluzione industriale in termini di 'release' ovvero 'industria 4.0' come si suol fare per le nuove versioni del software applicativo, si riesca a cogliere la grande opportunità di fornire una nuova e più sicura possibilità di cura al paziente, evitando con saggezza e conoscenza delle discipline STEM di veicolare facili messaggi poco più che pubblicitari che la accompagnano. Messaggi che nel passato hanno portato alla disillusione degli 'inverni' dell'IA, la più recente l'evidente rallentamento dello sviluppo dei veicoli autonomi su larga scala. Occorre infine evitare la spinta delle innovazioni tecnologiche sviluppate senza un serio coinvolgimento di esperti del settore medico che debbono vigilare sull'effettiva utilità di esse e di esperti legali e di etica che affrontino le tematiche non 'tecniche' legate strettamente alle peculiarità della cura del paziente (prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione).

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